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Francesco Giordano:dal mio interventoalla presentazione del libro di Nidal Hamad:

Francesco Giordano

dal mio intervento alla presentazione del libro di Nidal Hamad:

Siamo qui per presentare un piccolo, ma prezioso libro: “L’alba degli uccelli liberi”, scritto dal nostro fratello e compagno Nidal Hamad.

Questo suo libro, una raccolta di racconti e poesie, è stato tradotto in italiano e Nidal è nel nostro paese per presentarlo in varie città per parlare della lotta palestinese dalla quale prende spunto il libro.

Presidente della comunità palestinese Nidal vive da tempo in Norvegia dove continua ad essere attivo politicamente nella resistenza palestinese della diaspora.

Nidal era un giovane fedayn, nato nel più grande campo profughi libanese. Nel 1982 fu ferito gravemente durante l’attacco che i falangisti libanesi, con la supervisione degli israeliani di Ariel Sharon, lanciarono contro Sabra e Chatila. Riuscì a salvarsi solamente perché fu creduto morto tra centinaia di vittime massacrate brutalmente.

Il libro, oltre ad essere un’utile testimonianza ed uno stimolo a conoscere la cultura araba, fa emergere un forte amore per la propria terra ed una incrollabile fiducia e speranza per il futuro. Lo scrive bene Asma Gherib nella sua presentazione: “La Palestina, è la madre che ancora lava il suo volto con il sangue dei figli non appena si sveglia al mattino, per affrontare la giornata con una fede ferma in un domani migliore, credendo fortemente che quando la notte sarà più fitta e oscura non potrà che essere seguita dai primi fili dell’alba”.

Gli scritti degli autori palestinesi, Nidal tra questi, sono pieni di simboli e metafore, a volte con un pronunciato pessimismo, in quanto vi sono stati momenti in cui era difficile intravvedere uno spiraglio per una soluzione politica della Palestina.

Così tante storie finiscono con la morte del protagonista, a volte una morte apparentemente inutile, non necessaria. Io penso che dovrebbe farci riflettere questa sorta di rassegnazione e di accettazione della morte.

Nidal ha sempre affiancato alla sua attività di letterato l’impegno politico militante, rappresenta quella generazione di compagni e compagne che con coraggio, determinazione hanno fatto da guida a tutte quelle a venire.

Chiudo leggendo poche righe di Nidal, che trovo molto belle:

“I passeri della città entravano nei nostri cuori e da lì arrivavano direttamente alle nostre menti e non uscivano più perché nella prigione della nostra mente erano lo stesso liberi.

Da tutte le direzioni ci raggiungevano le canzoni e da tutte le parti ci arrivavano i volti dei martiri ; da dietro i muri della nostra torre assediata, da dietro il fumo, da dietro l’ultimo cielo degli arabi e da tutte le zone ci raggiungeva la loro memoria.

Dietro tutto questo c’erano altri uccelli americano-israeliani fatti di metallo che morivano mentre erano impegnati nel distribuire la rovina e la morte.

Noi invece rimanevamo dove ci sono le nostre tombe, il nostro ulivo e il nostro arancio e rimanevano anche gli uccelli della Bologna “la rossa”, perché erano la cosa più bella vista in quel mattino, e la cosa più dolce e gentile in questa città.”

Io trovo che la scrittura di Nidal sia semplice e chiara, ed è proprio questa sua semplicità e chiarezza a rappresentare una vera e propria arma. Come ebbe a dire Moshe Dayan nei riguardi della grande poetessa Fadwa Tuqan: le parole dei loro scritti erano più pericolose delle azioni dei feda’iyyn.

 

 

 

 

 

Leggi il libro online

https://www.yumpu.com/it/document/read/15300585/nidal-hamad-asma-gherib-lalba-degli-uccelli-liberi

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