Itiliano - Franceالأرشيف

Dalla Palestina – Aggiornamento del 3 luglio 2014

Leggi anche “La guerra al terrore in Palestina – Aggiornamento del 6 luglio 2014”

Pubblichiamo questa lettera inviataci da una compagna che si trova in Palestina in questi giorni

3 luglio 2014, Betlemme

Qui la situazione ė tesa. L’esercito israeliano entra in città ogni notte, ufficialmente per cercare esponenti di Hamas che si suppone siano legati al rapimento dei 3 coloni, nei fatti per arrestare chiunque possa anche solo aver pensato di far parte in qualche modo della resistenza contro l’occupazione. Che poi, anche rispetto alla storia del rapimento ci sarebbero un paio di cose da chiarire:

1) non si tratta di 3 poveri ragazzini, ma di 3 coloni, 2 dei quali avevano anche numerose foto sull’account FB dove posavano sorridenti in mezzo a prigionieri palestinesi bendati e imbavagliati.

2) in Palestina le colonie sono collegate tra loro e alle principali città Israeliane attraverso strade protette dal muro e che non sono accessibili ai palestinesi. Sono strade iper controllate, per ampissimi tratti anche con telecamere, e quindi non si capisce come questi 3 siano potuti sparire senza che si riuscisse a ricostruire come, quando è perché.

3) Israele non ha dato assolutamente alcuna informazione specifica sul rapimento né sul ritrovamento dei 3 corpi:

dove è avvenuto, come, etc…

4) il rapimento non è stato rivendicato da nessuna realtà palestinese, neanche da Hamas che anzi nega ufficialmente da giorni ogni coinvolgimento. Cosa molto strana e particolare, volendo credere alla teoria del rapimento, visto che in tutti gli altri casi simili c’era sempre stata rivendicazione, anche per usarla per liberare i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane, soprattutto quelli in detenzione amministrativa (con “detenzione amministrativa” intendo quella che non presuppone l’ufficializzazione di alcun reato e che per i Palestinesi non ha alcun vincolo di estensione temporale)

Lascio quindi a ognun@ le proprie considerazioni, ma a prescindere dal reale svolgersi dei fatti quelle ben chiare sono le conseguenze dell’episodio, ovvero: la militarizzazione completa delle città e dei campi profughi maggiormente conosciuti per la presenza al loro interno di Hamas: al-Khalil (Hebron), Nablus e Jenin; arresti di massa in tutta la Cisgiordania e continui raid su Gaza. A Jenin 2 giorni fa un soldato israeliano ha ammazzato un ragazzo di 19 anni che passava dalla strada sbagliata durante l’arresto di un militante di Hamas. Ad al-Khalil l’esercito porta avanti una politica di distruzione delle case di tutti i quelli che sostiene siano militanti di Hamas collegati al rapimento, e da quello che si evince dai giornali israeliani è una policy che vogliono estendere a tutta la Cisgiordania. Inoltre, in tutti i territori occupati continuano gli arresti, non solo, come dicevo prima, di militanti di Hamas: soprattutto nelle scorse settimane l’esercito è andato a riprendersi tutti quelli che erano stati rilasciati in seguito agli accordi per Shelit (il soldato israeliano rapito che campeggia sui municipi di mezza Italia). E quando dico a riprenderseli intendo che arrivano di notte, buttano un lacrimogeno in casa, aspettano che tutti escano e arrestano il proprio obiettivo del giorno.

Le comunicazioni tra città sono impossibili, tutti stanno chiusi in casa sperando di non ricevere una visita notturna dell’esercito. I permessi, anche quelli di lavoro giornalieri, per entrare in Israele ce li si può sognare. Oggi il check-point era deserto.

E non è difficile cogliere la motivazione di tutta questa giostra: alcune settimane fa sono stati firmati gli accordi di unità nazionale tra Fatah ed Hamas, che voleva dire per la prima volta in 8 anni avere un’autorità palestinese rappresentativa di tutto il territorio e non solo della Cisgiordania o di Gaza. Voleva dire che si era rotto il gioco di divisione tra buoni e cattivi che Israele e tutto il mondo occidentale portavano avanti dai tempi della vittoria schiacciante di Hamas a Gaza del 2006 (avvenuta tra l’altro sotto i vigili occhi degli osservatori ONU). Ora è verissimo che, sul piano interno palestinese, l’unità nazionale è stata prevalentemente un gioco politico necessario, perché sia Hamas che Fatah sapevano che da sole avrebbero perso nei rispettivi territori, e nessuna delle due poteva permetterselo. D’altro canto però, Israele ha visto appunto fallire una politica del dividi et impera che gli aveva permesso, di fatto, di isolare Gaza dal resto della west bank anche politicamente e di assoggettare ad ogni sua decisione l’autorità palestinese. La risposta di Netanyahu è stata quella che abbiamo visto in questi giorni. Di fatto stiamo tornando a un clima di paura diffusa e repressione che non si percepiva dalla seconda intifada.Si aspetta di vedere quale sarà la prossima mossa israeliana, anche se un nuovo attacco su Gaza sembra sempre più probabile. I giornali israeliani continuano a titolare sulla Guerra al terrore e sull’estirpare Hamas dalla Palestina, alimentando la sensazione che quello che abbiamo visto finora è solo l’inizio di un’operazione molto più vasta.

Da ieri, poi, la situazione si è surriscaldata ancora di più dopo che è stato ritrovato il corpo carbonizzato di Mohammed, un quindicenne palestinese di Gerusalemme Est. Per ore i giornali israeliani hanno continuato a ribadire che si è trattato di una faida tra famiglie, ma non ha tenuto come storia ed è ormai evidente che sia stato rapito e ucciso dagli israeliani: circolano voci contrastanti sul fatto che siano stati soldati o coloni, ma non è così fondamentale. Sicuro è che in tutto Israele si susseguono mobilitazioni anti-arabe, con pestaggi sia a Gerusalemme che nelle altre città nei confronti della popolazione non ebraica.

La tensione si percepisce a pelle, ma la cosa più inquietante è che non riusciamo a capire cosa aspettarci. Cerco di tenervi aggiornati anche se qua la linea fa davvero fatica. Un abbraccio a tutt*. Ci vediamo presto.

– See more at: http://www.cantiere.org/art-04460/dalla-palestina.html#sthash.eWQozrR7.dpuf

اترك تعليقاً