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Donald Trump, alias don Vito Corleone: “un’offerta che non puoi rifiutare”.

Dalla Nakba alla Naksa, dagli Accordi di Oslo al “Piano del Secolo”

 

Donald Trump, alias don Vito Corleone: “un’offerta che non puoi rifiutare”.

 

 

Martedì 07 maggio 2019, il quotidiano israeliano Israel Hayom, molto vicino al primo ministro Benjamin Netanyahu, ha pubblicato alcuni dettagli del “Piano del Secolo” di Trump.

 

Il “Piano” dovrebbe essere presentato ufficialmente il 10 giugno 2019 alla fine del Ramadan in corso, e fino alla festa ebraica di Shavuot.

 

Il “Piano” è carico di minacce per chi non dovesse accettarlo, ad esempio si dice “se Hamas e la Jihad islamica dovessero rifiutare di firmare l’accordo, contro di loro verrebbe lanciata una guerra con il pieno sostegno dagli Stati Uniti”…come si dice nel gergo della mafia, è “un’offerta che non puoi rifiutare”.

 

Il giornale riferisce “che alcuni termini del documento sono stati menzionati dal consigliere del presidente Trump in Medio Oriente nonché suo genero Jared Kushner e dal suo consigliere in Israele, Jason Greenblatt, nei loro colloqui informali con i funzionari israeliani”. Benjamin Netanyahu ha rapporti amichevoli sia con Trump che Kushner e Greenblatt.

 

Secondo quanto emerso, Il “Piano del Secolo” sarà firmato da tre parti: Israele, l’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP) e il movimento di Hamas che governa la Striscia di Gaza assediata.

 

Ribadiamo che si tratta di fonti anonime, anche se di questo “Piano del Secolo” se ne parla da diversi mesi.

 

Qualora il “Piano” venisse applicato cosa vorrebbe dire per i palestinesi?

 

Per i palestinesi sarebbe una ulteriore Catastrofe, ancora peggio dei famigerati Accordi di Oslo. Lo Stato palestinese chiamato “Nuova Palestina” verrebbe costituito nella West Bank e nella Striscia di Gaza, oltre ad un non meglio precisato territorio messo a disposizione dall’Egitto.

 

Più avanti viene scritto che gli insediamenti israeliani in Cisgiordania – che sono ritenuti illegali dal diritto internazionale – sarebbero formalmente riconosciuti come parte di Israele.

 

A parole, da una parte aggiungono (territori egiziani) nei fatti dall’altra, tolgono (ovvero ulteriori territori palestinesi).

 

Dopo un anno dalla costituzione della fantomatica “Nuova Palestina” si dovrebbero tenere le elezioni e dopo tre anni Israele gradualmente dovrebbe liberare i prigionieri palestinesi.

 

E Gerusalemme?

 

L’amministrazione Trump l’ha riconosciuta come capitale israeliana nel dicembre 2017 e ne ha trasferito l’ambasciata nel maggio 2018.

 

Il documento afferma che la città santa rimarrà indivisa, ma le responsabilità (?) saranno condivise tra Israele e “Nuova Palestina”, con Israele che manterrebbe il controllo generale. Con questo “Piano del Secolo” finalmente i sionisti si libereranno in un sol colpo dei palestinesi che vivono a Gerusalemme. Infatti i residenti palestinesi di Gerusalemme sarebbero cittadini dello Stato palestinese, ma la municipalità israeliana di Gerusalemme rimarrebbe responsabile delle questioni relative alla terra.

 

La “Nuova Palestina” pagherebbe le tasse al municipio israeliano e in cambio si occuperebbe dell’istruzione dei Palestinesi residenti in città.

 

E la Striscia di Gaza?

 

Come già detto l’Egitto “offrirà” della terra vicino alla Striscia di Gaza affinché lo stato della “Nuova Palestina” vi possa costruire un aeroporto, delle fabbriche e infrastrutture per il settore commerciale e agricolo, senza però consentire ai Palestinesi di abitarvi.

 

Però si precisa che le terre egiziane da includere nell’accordo verrebbero stabilite in una data successiva, questa parte dell’accordo sarà da attuare entro cinque anni dalla firma dello stesso.

 

L’Apartheid cresce e si legalizza

 

A 30 metri dal suolo verrebbe costruita un’autostrada che attraverserebbe Israele per collegare l’ormai isolata Striscia di Gaza con la Cisgiordania. La Cina pagherebbe il 50% del costo della strada; Corea del Sud, Australia, Canada, Stati Uniti e UE pagherebbero ciascuno il 10%.

 

Paga Israele?

 

Ma figuriamoci…sarebbero gli Stati Uniti, l’UE e non ben specificati Stati del Golfo a finanziare e sponsorizzare l’accordo, spendendo un totale di 30 miliardi di dollari – o 6 miliardi di dollari all’anno – nell’arco di cinque anni, per finanziare i progetti in “Nuova Palestina”.

 

Secondo il documento, gli Stati Uniti pagherebbero il 20% del costo per tali progetti, 1.2 miliardi di dollari l’anno, l’Unione Europea il 10%, mentre gli Stati del Golfo farebbero la parte del leone con il 70%.

 

Nulla Israele, che ricordiamo, attualmente riceve dagli Stati Uniti 3,8 miliardi di dollari all’anno in aiuti militari come parte di un accordo decennale da record firmato nel 2016 da Obama.

 

Attenzione, attenzione

 

“Nuova Palestina” non avrebbe il permesso di creare un proprio esercito, mantenendo solo una forza di polizia. Un trattato di protezione sarebbe firmato tra Israele e “Nuova Palestina”, secondo il quale il nascente Stato pagherebbe Israele per difenderlo da eventuali attacchi stranieri. Se necessario, anche gli Stati arabi contribuirebbero a pagare Israele in cambio della protezione alla “Nuova Palestina”.

 

In buona sostanza ai palestinesi verrebbe tolta ogni dignità ed autodeterminazione, ed inoltre dovrebbero pagare i loro oppressori e killer…!

 

Ma il vero obiettivo non è solo quello di rubare altre terre, oltre a legalizzare quelle già rubate…una volta firmato l’accordo, Hamas – il partito di governo di Gaza e principale movimento di resistenza palestinese armato – dovrebbe consegnare tutte le sue armi, incluse quelle personali, alle autorità egiziane.

 

In compenso i rappresentanti di Hamas riceverebbero i “trenta denari” in cambio delle loro armi e della loro dignità, oltre ad uno stipendio mensile erogato dagli Stati arabi traditori.

 

La Striscia di Gaza sarebbe riaperta al commercio con il mondo esterno attraverso le frontiere e i terminal israeliani. Fino a quando un porto marittimo e un aeroporto non saranno costruiti sulle terre palestinesi (campa cavallo), i Palestinesi utilizzerebbero gli aeroporti e i porti marittimi israeliani, esattamente come hanno fatto dopo gli accordi di Oslo.

 

Qualora i palestinesi dovessero rifiutare la proposta, il documento stabilirebbe che l’OLP e Hamas subirebbero delle punizioni. Come abbiamo già detto viene posta come una proposta che non si può rifiutare.

 

Ricordiamo che intanto si lavora per distruggere l’UNRWA, agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei profughi palestinesi, con l’obiettivo di cancellare completamente il Diritto al Ritorno dei palestinesi costretti a lasciare la propria terra, le proprie case, la propria vita per la nascita di Israele.

 

Qualora questo generoso “Piano del Secolo” venisse applicato cosa vorrebbe dire per Israele?

 

Sarebbe un’ulteriore passaggio verso la soluzione finale, che è la costruzione della “Grande Israele”, peraltro tutto a carico dei palestinesi che dovrebbero mantenere ferma la mano dei loro oppressori affinché arrivino a raggiungere i loro obiettivi.

 

In buona sostanza questo “Piano del Secolo” stabilisce di armare i sionisti affinché cancellino la presenza palestinese in Palestina.

 

Un Piano da rigettare dall’inizio alla fine.

 

Collettivo PalestinaRossa

by admin on Sab, 18/05/2019